A volte ritornano

Mi ci è voluto un po’ per decidermi a ricominciare a scrivere. Sarà che non ho grandi avvenimenti da annotare, o semplicemente sono diventata pigra. Ora che ho un uso esclusivo del divano, e ho addirittura una TV moderna, ho scoperto un hobby tutto nuovo: spigozzamento (voce del verbo spigozzare, sonnecchiare) davanti allo schermo. Uno schermo di dimensioni oneste per guardare serie TV e il mio nuovo programma preferito: Casa Mika. Ecco, l’unico altro motivo (il primo è Alberto Angela) per pagare il canone Rai. C’è troppo pessimismo in me, troppa rassegnazione allo schifo, troppo sconforto, e Mika è l’antidoto perfetto. Sorrisi – non risate rumorose – dall’inizio alla fine. Se la sua casa esistesse davvero, è lì che vorrei abitare.

Negli ultimi mesi, dicevo, non sono successe cose incredibili.
Ho affrontato la prima estate italiana dopo quasi 10 anni, e dopo giorni a 40°C ho capito che avevo passato troppo tempo in Inghilterra.
Ho probabilmente prosciugato le fontane di Roma dopo il concerto degli U2, che invece a loro volta mi avevano prosciugato il portafogli. Ho fatto perfino un viaggio a Londra andata/ritorno quasi in giornata per loro (e anche per James).
Ho fatto le ferie (obbligate) ad agosto per la prima volta nella mia vita. Sono tornata a San Sebastian, e sono andata a trovare gli amici a Oxford.
Mio malgrado, ho dovuto rivedere anche il p.d.m., nonostante gli sforzi del destino e degli amici di tenermelo lontano. Avevo già messo in conto un arrivo terribile con atterraggio direttamente sul barbecue a casa di una comune amica (l’unica che lo compatisce), invitata anche la simpatica fidanzata. E invece, alle ore 400, mi sveglio per andare in aeroporto, accendo il telefono e, 250 messaggi dopo, scopro che la casa dell’amica si è allagata, e il barbie è conseguentemente annullato. Spiace per lei, ma sia lode al grande Poseidone, dio delle acque e mio liberatore! Penso che forse un santo in paradiso ce l’ho pure io. La bella sensazione dura poco, perché – si sa – il vero stronzo sa sempre come distinguersi. Nello specifico, si auto-invita ad una festa a casa di N., dalla quale era stato giustamente escluso, ma della quale era venuto a sapere da qualcuno (la classe dell’auto-invito è indiscutibile). Credevo peggio, ma è stato semplice ignorarsi vicendevolmente. Non ci siamo neppure salutati. L’ho intravisto un paio di volte osservarmi o commentare con qualcuno qualcosa che stavo dicendo, ma nient’altro. Ho visto una persona con poco da dire, incapace di relazionarsi con persone che non fossero i colleghi del suo gruppo. Una persona che si è fatta attorno terra bruciata, e senza aiuto da parte mia. Che poi il bello è quello: sicuramente pensa che sia io il grande burattinaio.
Ho visto una persona presentarsi ad una festa di addio di due amiche col solo intento di cercare di socializzare con chi sarebbe rimasto (come alla mia festa di addio, del resto). Ho visto questa persona andarsene senza nemmeno salutare le partenti. Chapeau.
Ho rivisto altri amici, a Oxford. Quelli del quiz. Ho scoperto che la fidanzata di M. in effetti esiste, e un po’ ci sono rimasta male.
Ho rivisto ex capo, col quale occasionalmente ora chiacchiero su WhatsApp. A quanto pare sono il suo unico contatto, a parte un pulitore di finestre (!). Me ne vanto.
Ho anche, in questi mesi, traslocato nella mia nuova casa. Ogni tanto ho incubi a base di coinquilini, ma poi mi sveglio da sola e tiro un sospiro di sollievo. Guardo fuori dalla finestra del salotto, vedo la cupola del Brunelleschi, e penso che poteva anche andarmi peggio.
Ho messo insieme qualche amica, ma dovrei smetterla di confrontare tutto con Oxford o Sydney. Devo darmi tempo.
Ho avuto un paio di “appuntamenti” con un ragazzo molto simpatico, ma temo che le nostre aspettative siano diverse. Ho paura di dover imparare come si fa a friendzonare (sigh) una persona, e temo di non avere le capacità.
Ho iniziato un corso di francese (ci sta), uno di yoga (alternativa a pilates), e uno di ceramica. Ceramica! Prevedo mensole piene di tazze e ciotole sbilenche.
Ho “corso” una DJTen. Mi interessava la maglietta.
Ho riscoperto i piccoli piaceri dell’Italia: tasse, accise e balzelli per qualunque cosa, ritardi e scioperi, inciviltà. Provo profonda ammirazione per gli stranieri che vengono qui e devono navigare la burocrazia, e non  nascondo che mi mancano i bei tempi delle buste paga con 2 o 3 voci al massimo e delle volture gratuite.
Ho visto l’Italia che non si qualifica ai mondiali per la prima volta in 60 anni, cosa che sinceramente speravo di non vedere mai.

Penso spesso all’Australia, e mi manca. A volte chiudo gli occhi e posso ancora andare a piedi da casa mia a Maroubra, scendere la collina e intravedere i primi surfisti. Posso farlo, in realtà, anche ad occhi aperti. Anche ora. Vorrei avere la certezza di poterci tornare presto, e non ce l’ho.

Tra mezz’ora è il mio compleanno. Non ho grandi programmi, non sarà memorabile. Forse dovrei fare bilanci, ma se li facessi non sarei del tutto soddisfatta. E quindi non li faccio.

Pasticcini, prosecco, e al prossimo anno.
On air: Noel Gallagher’s High Flying Birds – Holy Mountain

Di quando smisi di scrivere…

…e altre storie tristi.

No, non poi tanto, ma mi dispiace sempre un po’ quando abbandono temporaneamente il blog.
Diciamo che son stati un paio di mesi movimentati, e il tempo (e la voglia) di scrivere un po’ latitanti. E dire che un paio di cose da raccontare le avrei. Ma non è sempre facile trovare l’ispirazione.

Da brava persona metodica, potrei andare per punti. Dall’ultima volta che ho scritto:

  • Ho trovato un nuovo lavoro. Finalmente sono riuscita a scappare dal laboratorio di pazzi. Una cosa che avrei dovuto fare almeno un anno prima, ma la mia incrollabile fedeltà nei confronti del capo mi ha convinta a restare, nonostante stessi affogando in un mare di merda.
  • Nuovo lavoro ha voluto dire soprattutto salutare la testa di cazzo. Ovviamente è venuto alla mia festicciola di addio, e altrettanto ovviamente si è in seguito lamentato del fatto che non gli avessi dedicato sufficienti attenzioni. Il fatto che lui non mi abbia ringraziato per il regalo che gli ho lasciato, e/o si sia sincerato delle mie condizioni fisiche (dato che mi ero nel frattempo ammalata, domenica avevo 38 di febbre e lunedì iniziavo il nuovo lavoro – ottimo!), e/o mi abbia chiesto come fosse andato il primo giorno (a differenza del 90% delle persone che sapevano del cambio – e lui sarebbe il mio caro amico) è del tutto irrilevante. Ma su questo punto torneremo a breve.
  • Ho salutato alcuni amici che hanno lasciato la valle di lacrime, beati loro. Continuo a non capacitarmi del fatto che io non sono ancora riuscita a fuggire. Non nascondo che la cosa mi fa abbastanza incazzare.
  • Sono stata a Roma, una toccata e fuga per vedere il rugby. E’ stato divertentissimo, e anche se sono tornata a pezzi, lo rifarei altre mille volte. Rivedere un vecchio amico, chiacchierare con gente nuova, fare piccoli progetti che probabilmente non si realizzeranno mai… Sarebbe da fare molto ma molto più spesso.

E poi basta, veramente. Mica tanto, vero? Ma ho passato un mese infernale a causa del male orribile che mi ha colto (dire banale raffreddore sarebbe quantomeno riduttivo). Presentarsi al nuovo lavoro senza voce, con la tosse, il naso chiuso, e il colorito di un cadavere non è proprio una cosa che consiglio. Ma nonostante ciò sono ancora qui, e non mi hanno ancora sbattuto fuori a calci in culo, anche se non ho ancora capito esattamente qual è il mio ruolo. Pare vagamente collegato alla mia laurea, cosa abbastanza sorprendente.

Sto pian piano tentando di uscire dall’ibernazione, anche se in questo paese triste per me comincia la stagione della bestemmia facile. Mentre nel resto del bacino del Mediterraneo il sole splende e la gente inizia a mettere le maniche corte e ad andare al mare, io ho il piumino e gli stivali. E la cosa non è destinata a cambiare in tempi brevi.

L’altro giorno ho deciso, dopo 4 mesi, di mettere mano alle 1600 foto scattate in Australia. Volevo selezionarne un po’ da mettere su FB, più per me stessa che per i miei contatti (ai quali sicuramente fottesega di vedere decine di foto di Maroubra). A parte l’ovvia nostalgia riguardando quei posti stupendi, e le foto scattate con i miei amici che ora sono tanto lontani, ho notato una cosa: ero felice. Nelle mie foto non avevo il classico sorriso “da foto”, che magari sei veramente contento ma soprattutto vuoi venire bene. No, era proprio una faccia felice, di una persona senza pensieri che si crogiolava nella bellezza. Direi che è proprio questo che mi manca di più adesso: essere felice come lo ero in quelle foto.

L’altra sera ho rivisto la testa di cazzo. Ho come sempre proposto io di vederci, e come sempre me ne sono pentita. Non so perché lo faccio. Dev’essere una specie di forma di dipendenza, o un contorto tentativo di fare non so bene cosa. L’ho rivisto dopo un mese di silenzio, e dopo una scenata venerdì che ha lasciato molto perplessi i colleghi – vittimismo, sclero, o semplicemente il fatto che è uno stronzo comincia veramente ad emergere, ora che non ci sono più io a mitigare.
Facendo finta che mai sia successo nulla, le cose vanno sempre bene. Ma quando arrivi a fine serata è un altro discorso. Lui se ne va per i cazzi suoi, tranquillamente convinto che tutto sia risolto. Io aspetto il mio bus col magone, incazzata, ancora incredula al pensiero di quanto sia stato stronzo. Quello che noto è che ogni volta che lo vedo, poi mi sento a pezzi, come se mi fosse stata tolta tutta l’energia vitale. E lo sapete perché? Perché lui è il classico esemplare di vampiro energetico, nel caso specifico un vampiro narcisista. Lasciando perdere la grafica ignorante, io ci credo a questa cosa. Nella stessa maniera in cui esistono persone che con la loro energia ti sanno attrarre, affascinare, conquistare, così esistono persone che l’energia te la risucchiano. Più o meno volontariamente, ma sono persone da lasciare indietro. Lo so che l’ho già detto fin troppe volte, ma ora veramente basta. Non è più un mio amico, non so nulla né voglio sapere nulla della sua vita. Bisogna tagliare il cordone. Se si farà vivo lui in futuro, bene. Altrimenti, adios amigo.

Sydney back

 

 

 

La casa è dov’è il cuore

I lettori più attenti (!) avranno notato che qualche settimana fa sono stata in Australia. Beh, più che qualche settimana ormai mi sembra che sia passato qualche secolo, ma non è questo il punto.
I lettori ancora più attenti (!!) avranno anche notato/dedotto che in Australia ci ero già stata, in passato, trascorrendovi parecchio tempo. L’ho adorata come mai nessun posto al mondo, e a posteriori ritengo di averla lasciata al momento giusto, quando stava cominciando a perdere quell’aura di magia che l’aveva resa speciale. E’ stato un po’ come quando si dice che è meglio che uno sportivo molli quando è ancora all’apice, per chiudere la carriera da campione e lasciare un bel ricordo. Ho fatto i bagagli quando ancora amavo quella terra, sapevo che era ora di andarsene e volevo partire con la nostalgia. Mi sono maledetta per mesi, ma sapevo che, sotto sotto, era giusto così.

Quando sono tornata, a novembre, erano passati oltre 3 anni dalla mia partenza. Da quando mi ero alzata per riempirmi gli occhi di un’alba invernale a Coogee, e avevo salutato il mio chauffeur personale Danny e il sempre sorprendente Justin che era venuto apposta all’aeroporto perché sapeva che c’era una vetrata attraverso la quale i passeggeri potevano salutare famigliari e amici che restavano a terra.

Tornare in un luogo che un tempo è stato casa è strano.
A Perth ero già stata varie volte, e la conoscevo, ma ero sempre stata una turista. Aveva semplicemente l’aria familiare di un posto visto in precedenza.
Port Lincoln è stata una novità, e uno stop solo a fini pratici.
Phillip Island è stata una piacevole sorpresa, nonostante il freddo. Tanta natura, tanti animali, tanto relax.

Sydney… Beh, Sydney è casa. Quando il bellissimo pilota che sedeva accanto a me sul volo da Melbourne mi chiese: “Stai tornando a casa?”,  gli risposi che sì, in un certo senso era proprio così.
Mentre l’aereo scendeva ho visto luoghi familiari. Il palazzone brutto della mia università, e poi la spiaggia di La Perouse. E quella skyline che conoscevo bene.

Forse quello che più è strano è tornare da turista nella tua vecchia casa. Sapevo come muovermi ma al contempo avevo ovviamente dimenticato alcune cose, tipo le posizioni di certe fermate degli autobus, o i miei piatti preferiti in alcuni ristoranti che frequentavo spesso (quale orrore essersi dimenticati degli involtini di manzo e asparagi con maionese wasabi! Ne avrei mangiati a quintali). Tante cose sono cambiate, tanti palazzi nuovi, e le stazioni dei treni in centro tutte rinnovate (con grande confusione mia, che mi ci sono addirittura persa in un paio di occasioni). Tanto di nuovo, ma anche tanto di familiare.
Quando, scesa dal 353, mi si è aperto davanti agli occhi l’oceano a Maroubra, in un attimo sono tornata ai pomeriggi nei quali fingevo di studiare, e alle giornate di sole passate a leggere, o a guardare le onde (e chi le cavalcava), e alle passeggiate che mi schiarivano la mente e mi calmavano i pensieri. Quanto bisogno avevo di respirare l’aria di mare, di quel mare, dopo mesi di buio. E quanto bene mi ha fatto.

Che cosa bella e bizzarra rivedere gli amici che non vedevo da tanto, che magari sento pochissimo, e provare la sensazione di non esser mai andati via.

Ritrovare questa vista:

Milsons Point

Sentirsi a casa. Essere a casa.

100 Happy Days – Settimana 15

Il traguardo! Ultima settimana per questo piccolo diario…

 

16/11/2015: Auguri a me! La scelta di viaggiare in questo periodo non era ovviamente casuale. Se il compleanno cade di lunedì, meglio essere in un posto con più alte probabilità di bel tempo, e senza incombenze lavorative. Ho fatto colazione come al solito con un goloso mango, sono stata a passeggiare alla mia adorata Maroubra e poi ho incontrato per brunch il mio amico Eric, che aveva studiato con me e capitava in vacanza in Australia nel mio stesso periodo. E’ stato anche il genio che mi ha dato la soffiata sulla cena di compleanno prevista per la serata… Confessando di essere uno degli invitati! In effetti me lo aspettavo, dato che B non è stata molto abile a nascondere il fatto che qualcosa bollisse in pentola… Ma sono comunque rimasta sorpresa da quante guest star è riuscita a radunare. Una giornata vincente, un compleanno da ricordare.

17/11/2015: Giornata dedicata ad un po’ di sano cazzeggio, shopping e spiaggia. In serata ho rivisto gli amici con cui andavo alle serate trivia quando abitavo a Sydney. Come ritrovo si è scelto quindi un pub che facesse il trivia (!), e abbiamo fatto una figura orrenda perché evidentemente abbiamo perso lo smalto di un tempo… Ma non ci si lamenta, è stato bello rivedere tanti amici! E poi mi sono sparata una veloce sessione notturna di turismo sulla baia. Che meraviglia.

18/11/2015: Caldo. Oggi doveva essere il mio giorno libero da impegni, ma ovviamente non lo è stato. Perché quando torni dopo anni, 10 giorni non sono abbastanza per fare tutto ciò che vuoi fare e rivedere tutte le persone che ti mancano. Ho fatto colazione con una collega del mio primo lavoro, e poi sono andata a nuotare alla North Sydney Olympic Pool, che a mio avviso è la piscina più bella del mondo ed uno dei miei luoghi preferiti in città. Dopo tantissimo tempo ho anche azzardato qualche vasca fatta bene, cosa che mi ha ricordato che sarebbe ora di tornare a nuotare. E ho ammirato la vista, e cavolo… E’ davvero mozzafiato.
Ho preso il traghetto per tornare in città (un’altra delle mie attività preferite), ho fatto un altro po’ di shopping più o meno inutile e poi mi sono precipitata al mare a Coogee. Finalmente il primo bagno, che mi ha fatto sorgere alcune importanti domande, tipo: come accidenti facevo ad affrontare quasi quotidianamente quando abitavo qui? Rinfrescante. Stupendo.
Cena sushi (a prezzo scontato) con M. Vincente.

NSOP

19/11/2015: Giornata a zonzo con B che mi ha fatto vedere un po’ di posti nuovi in città. Abbiamo preso il traghetto e siamo andate a Manly per fish & chips, passeggiata in spiaggia, e sono anche riuscita a trascinarla in acqua per un bagno.  Obiettivo: tornare in UK con una abbronzatura invidiabile. E ci sto riuscendo.

20/11/2015: The end! 100 Happy Days senza mai mancarne uno e senza arrendermi. Evviva! Ma essendo una pedante, continuo fino a domenica 🙂
E dunque oggi è arrivato il grande caldo. 42 gradi altamente fuori stagione. Giornata perfetta per la spiaggia, con bagno obbligatorio per abbassare la temperatura corporea. La sera l’ho passata a Newtown con Z, G e T. Che tra loro non si conoscono, ma avendo ormai esaurito i giorni ho dovuto far convergere gli incontri. Una bella serata con bella gente.

21/11/2015: Beach hopping day! Con M e D abbiamo organizzato una piccola gita alle spiagge della costa a nord di Sydney. Sabbia arancione, mare grosso. Purtroppo anche un sacco di vento, e dunque abbiamo peregrinato un po’ fino a tornare verso la città per un po’ di quiete. Dopo un pisolino a Balmoral (!), ci siamo diretti alla volta di Milk Beach, perché un amico di un amico di non so chi ne aveva parlato bene. E questo tizio misterioso aveva ragione. Abbiamo scoperto una bellissima passeggiata lungo la baia, con vista stupenda sulla città, Harbour Bridge e Opera House, e tante piccole spiagge lontane dal casino. Sydney è anche questo: calette silenziose a due passi dal centro, e tante inaspettate sorprese.

22/11/2015: Ci avviciniamo alla mia ripartenza, ma non mi abbatto. Con D sono andata a dare un’occhiata al Homeground Festival davanti all’Opera House, per scoprire un po’ di cultura dei nativi australiani. Con annesso pranzo a base di canguro, che magari a qualcuno farà storcere il naso, ma è davvero gustoso! E poi passeggiata ai Botanic Gardens, e una cioccolata calda al nostro posto preferito. E infine cena di addio a base di quintali di cibo tailandese spaventosamente buono. Domani è l’ultimo giorno, non vorrei partire, ma sono talmente carica di energia positiva che non riesco neanche a sentirmi malinconica. E forse è un buon segno.

100 Happy Days – Settimana 14

Riassuntini felici della settimana appena trascorsa (o meglio, della settimana prima ancora… Ma non c’era tempo!).

09/11/2015: Avete mai avuto il piacere di nuotare con i leoni marini? Sono simili alle foche, paciocconi, rotondetti e più veloci di me e di te quando si tratta di sfrecciare nell’oceano. Ecco, il posto dove mi trovo ora, Port Lincoln, è noto per varie attività tra cui shark diving (seee certo) e nuotare coi leoni. Io ho fatto quest’ultima, e mi continuo a complimentare con me stessa per aver trovato il posto giusto, nonché il meteo giusto, per questa esperienza fantastica! Di primo acchito, quando mi sono immersa, pur essendo bardata con una muta, ho creduto di morire per il freddo pungente (ché anche se hai la muta, l’acqua entra…). Ma quando i primi cuccioli (li chiamano anche cuccioli del mare, con giusta ragione) sono arrivati a giocare con noi, non mi è più importato nulla dell’imminente congelamento. Sono stupendi, curiosi, giocherelloni, hanno quegli occhi enormi che ti ricordano in effetti un cane, e hanno quella tenerissima aria perplessa mentre cercano di capire cosa accidenti sei tu, umano di nero vestito che nuoti cosi lento. Valeva assolutamente la pena sfidare freddo e mal di mare, per passare un’oretta in acqua con questi cuccioloni!
[Nota a margine: finalmente stasera mi sono bevuta una Coopers Pale, la mia birra preferita!]

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10/11/2015: I voli in ritardo che poi ti fanno perdere le coincidenze non sono mai piacevoli, ma alla fine l’ho presa con filosofia. Qantas mi ha dato un voucher per il pranzo per chiedermi scusa, e si sa che il cibo gratis è ancora più gustoso. L’arrivo in ritardo mio e di B a Melbourne ci ha fatto saltare alcuni piani, ma alla fine non è stato male arrivare con calma. In più, la casa in affitto era graziosissima.

11/11/2015: Animali! Phillip Island, oltre che per il moto GP, è nota per la sua fauna. Koala, wallabies, echidna, pinguini. Più volatili di vario genere. E noi abbiamo visto praticamente tutto! In mattinata santuario dei koala, la sera parata dei pinguini! Che al calar del sole escono tutti dell’oceano per tornare alle loro casette sulla terra ferma. Troppo troppo carini, e poi è cosa nota che adoro i pinguini

12/11/2015: Il programma odierno prevedeva una visita al Wilson’s Promontory National Park, ma il Bureau of Metereology australiano ci diceva che non era il caso, che si prospettavano intemperie di ogni genere. Insomma, non la giornata migliore per andare a passeggiare in un parco nazionale. Cambio di programma e visita a spiagge vicine. Naturalmente c’era un sole stupendo. Bisogna dire ad ogni modo che la scelta è stata comunque vincente, perche le spiagge che abbiamo visitato erano davvero meravigliose. E io adoro una bella spiaggia con quei colori incredibili che ho visto solo in Australia.

13/11/2015: Dopo 3.5 anni torno nella mia Sydney! E non poteva andarmi meglio: ho volato in business class (biglietto preso con le miglia ovviamente, mica pagato), e per la prima volta nella vita mi si è seduto accanto un bel pezzo di ciao. Tra l’altro non solo bello, ma anche molto gentile e di compagnia. Insomma, un vero peccato che il volo sia stato breve! Anche se ero andata in brodo di giuggiole e avevo evidenti difficoltà di comunicazione… Mi ha chiesto se tornavo a casa, e gli ho risposto che in un certo senso era proprio così. Gli ho raccontato brevemente del mio viaggio ed imminente compleanno, e lui del suo lavoro di pilota Qantas (!) che stava andando a fare un assessment. Al momento di scendere, mi ha fatto gli auguri per il compleanno e io l’in bocca al lupo per l’assessment. Magari i voli fossero sempre così! Mi mancava un sano innamoramento flash. E poi tanta emozione a rivedere le spiagge dall’alto prima di atterrare, e Coogee dal vivo quando sono arrivata. Anche se poi ha diluviato. E’ bello sentirsi a casa.

14/11/2015: Giornata piena! Pranzo malese con B e altri amici, poi pomeriggio alla tea house di Taka per litri e litri di ottimo te verde a prezzi stracciati (si può andare in overdose da te verde, l’ho provato), e infine cena in uno dei miei ristoranti giapponesi preferiti. Sazia di ogni ben di Dio!

15/11/2015: Con la scusa del compleanno (che sarebbe poi il giorno dopo), ho radunato un manipolo di amici vari all’Opera Bar per un paio (abbondante) di birrette. Luogo stupendo per ritrovarsi dopo tanto tempo, e raccontarsi le proprie vite. Che poi, a pensarci bene, in momenti come questi capisci chi ci tiene a te e chi no. E io sono molto molto fortunata.
Naturalmente abbiamo concluso con una sontuosa cena taiwanese e quintali di mango pudding. Successone!

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100 Happy Days – Settimana 13

02/11/2015: Massimo sbattimento in ufficio, capo in paranoia perché parto per 3 settimane, un sacco di roba da fare e un po’ di ansia perché, diciamoci la verità: son 3 anni e mezzo che non mi faccio 20 ore di volo per andare dall’altra parte del mondo. Ce la farò? Ma intanto la valigia è pronta, e il check in è fatto. I’m ready to fly (se la nebbia se ne va).

03/11/2015: Prima di tutto, che figata che esiste una app per WordPress! Così posso continuare a scrivere anche in viaggio. E poi oggi ultimo giorno di lavoro prima delle ferie. Stress, gente impazzita… Affari loro, io vado! Sono ora a Heathrow, sono tutti stranamente amichevoli e mi emoziono sempre più al pensiero di tornare nella mia seconda casa dopo tanto tempo!
(E a bordo c’era la nazionale di rugby australiana, che alla fine è un bel vedere).

04/11/2015: Che dire di un giorno passato interamente in aereo? Che mi è andata bene perché avevo vicini di posto simpatici e no rompicoglioni, che su voli così lunghi non è proprio scontato. E ho affrontato le turbolenze con tranquillità (più o meno).

05/11/2015: Ciao Perth! Dopo qualche momento di incertezza, dovuta soprattutto al trauma da viaggio, mi sono tuffata in città, con la bizzarra sensazione che fosse passata al massimo qualche settimana dalla mia ultima visita, e non più di 3 anni. Sono andata alla mia spiaggia preferita, ho sonnecchiato al sole, e ho cenato coi miei amici e compagni di bevute R e L. Come ai vecchi tempi. Tasso di felicità: very high!

06/11/2015: Un giorno tutto per me. R e L avevano da fare, così mi sono organizzata per fatti miei. Mi sono alzata con calma, ho mangiato un mango perfetto (+1000000 punti felicità – che meraviglia trovarsi qui nella stagione giusta!), sono uscita a fare due passi in centro e poi ho preso il treno per Fremantle, il vero porto della città. Un sobborgo grazioso che ha mantenuto la sua architettura coloniale: palazzi di arenaria ed edifici colorati sulla strada principale. Sono andata alla vecchia prigione (l’edificio più antico del Western Australia) e sono finita in mezzo a un tour molto interessante. Ho concluso la gita con una bella birra (fredda, finalmente! No alla birra calda inglese), tranquilla al pub per i fatti miei. Ma che bello!

07/11/2015: In giro per le cantine della Swan Valley con R e L, e i genitori di L. È stato come fare un salto indietro nel tempo, a quando andavo a casa loro a Sydney e poi non riuscivo mai a tornare la sera stessa perché si beveva sempre troppo vino. La dimostrazione che con certe persone belle non serve la vicinanza geografica, perché poi ci si rivede e si riprende il discorso dove era stato interrotto dopo l’ultimo bicchiere di vino.

08/11/2015: E siamo arrivati in fondo anche a questa settimana! Oggi sveglia presto e volo per Port Lincoln via Adelaide. Giornata di transito, diciamo che sono felice di aver superato brillantemente il volo su aereo tipo giocattolo con eliche… Anche se mi sono aiutata un po’ con qualche goccia di valeriana! Il posto non è un granché, come spesso è il caso per le città australiane più isolate – domenica sera, strade deserte, solo io e qualche disadattato a spasso. Per fortuna so che c’è di meglio!

 

Uno dei vicini di casa dei miei amici

Uno dei vicini di casa dei miei amici