La crisi di mezza età

Credo che mi stia prendendo in pieno. Ho iniziato il nuovo anno, nonché il nuovo decennio, facendo una marea di cazzate. Pensando una marea di cazzate. Incazzandomi per una marea di cazzate.

Da un lato, mi convinco che dovrei rimettermi a studiare, a impegnare la mente con conoscenza nuova, progetti nuovi, saperi nuovi, e contemporaneamente liberarla con la meditazione (che sto provando ad implementare nella quotidianità). Dall’altro lato, nella vita vera, passo le giornate a guardare serie TV su Netflix (e ho pure finito Lucifer), ignorando le pile di libri che potrei/dovrei leggere, i tarocchi che dovrei imparare, il diario che dovrei cominciare a scrivere. L’ordine fisico e mentale che dovrei ricercare.

Mi aggiro su Tinder cercando non si sa cosa, forse la compagnia che all’improvviso mi sembra necessaria perché chissà, alla fine non sono l’isola che pensavo di essere. Ma magari è solo una malinconia passeggera, come questo gennaio che non finisce mai.

Tengo a debita distanza quelli che dimostrano interesse nei miei confronti, e mi preoccupo di preoccuparmi di quelli che chiaramente pensano ad altro, perché come sempre voglio quello che non posso avere e snobbo la tranquillità. Ovviamente poi me ne lamento, e torno ad incazzarmi. Un circolo vizioso infinito ed ingestibile.

Continuo a chiedermi se la gratitudine sia la conseguenza della felicità, o viceversa. E’ nato prima l’uovo o la gallina?

Non vedo l’ora che sia la fine del mese. Non vedo l’ora di fare un giro a Milano, in compagnia di qualcuno che forse mi farà riacquistare fiducia nel genere umano. Salvo poi tornare a deprimermi, perché lui è un esemplare unico, e la maggioranza (percepita) vale davvero poco.

Non se ne esce, ragazzi. Ho bisogno che riparta al più presto la stagione dei concerti.

On air: La Superluna di Drone Kong – Futuro Ascetico

A volte ritornano

Mi ci è voluto un po’ per decidermi a ricominciare a scrivere. Sarà che non ho grandi avvenimenti da annotare, o semplicemente sono diventata pigra. Ora che ho un uso esclusivo del divano, e ho addirittura una TV moderna, ho scoperto un hobby tutto nuovo: spigozzamento (voce del verbo spigozzare, sonnecchiare) davanti allo schermo. Uno schermo di dimensioni oneste per guardare serie TV e il mio nuovo programma preferito: Casa Mika. Ecco, l’unico altro motivo (il primo è Alberto Angela) per pagare il canone Rai. C’è troppo pessimismo in me, troppa rassegnazione allo schifo, troppo sconforto, e Mika è l’antidoto perfetto. Sorrisi – non risate rumorose – dall’inizio alla fine. Se la sua casa esistesse davvero, è lì che vorrei abitare.

Negli ultimi mesi, dicevo, non sono successe cose incredibili.
Ho affrontato la prima estate italiana dopo quasi 10 anni, e dopo giorni a 40°C ho capito che avevo passato troppo tempo in Inghilterra.
Ho probabilmente prosciugato le fontane di Roma dopo il concerto degli U2, che invece a loro volta mi avevano prosciugato il portafogli. Ho fatto perfino un viaggio a Londra andata/ritorno quasi in giornata per loro (e anche per James).
Ho fatto le ferie (obbligate) ad agosto per la prima volta nella mia vita. Sono tornata a San Sebastian, e sono andata a trovare gli amici a Oxford.
Mio malgrado, ho dovuto rivedere anche il p.d.m., nonostante gli sforzi del destino e degli amici di tenermelo lontano. Avevo già messo in conto un arrivo terribile con atterraggio direttamente sul barbecue a casa di una comune amica (l’unica che lo compatisce), invitata anche la simpatica fidanzata. E invece, alle ore 400, mi sveglio per andare in aeroporto, accendo il telefono e, 250 messaggi dopo, scopro che la casa dell’amica si è allagata, e il barbie è conseguentemente annullato. Spiace per lei, ma sia lode al grande Poseidone, dio delle acque e mio liberatore! Penso che forse un santo in paradiso ce l’ho pure io. La bella sensazione dura poco, perché – si sa – il vero stronzo sa sempre come distinguersi. Nello specifico, si auto-invita ad una festa a casa di N., dalla quale era stato giustamente escluso, ma della quale era venuto a sapere da qualcuno (la classe dell’auto-invito è indiscutibile). Credevo peggio, ma è stato semplice ignorarsi vicendevolmente. Non ci siamo neppure salutati. L’ho intravisto un paio di volte osservarmi o commentare con qualcuno qualcosa che stavo dicendo, ma nient’altro. Ho visto una persona con poco da dire, incapace di relazionarsi con persone che non fossero i colleghi del suo gruppo. Una persona che si è fatta attorno terra bruciata, e senza aiuto da parte mia. Che poi il bello è quello: sicuramente pensa che sia io il grande burattinaio.
Ho visto una persona presentarsi ad una festa di addio di due amiche col solo intento di cercare di socializzare con chi sarebbe rimasto (come alla mia festa di addio, del resto). Ho visto questa persona andarsene senza nemmeno salutare le partenti. Chapeau.
Ho rivisto altri amici, a Oxford. Quelli del quiz. Ho scoperto che la fidanzata di M. in effetti esiste, e un po’ ci sono rimasta male.
Ho rivisto ex capo, col quale occasionalmente ora chiacchiero su WhatsApp. A quanto pare sono il suo unico contatto, a parte un pulitore di finestre (!). Me ne vanto.
Ho anche, in questi mesi, traslocato nella mia nuova casa. Ogni tanto ho incubi a base di coinquilini, ma poi mi sveglio da sola e tiro un sospiro di sollievo. Guardo fuori dalla finestra del salotto, vedo la cupola del Brunelleschi, e penso che poteva anche andarmi peggio.
Ho messo insieme qualche amica, ma dovrei smetterla di confrontare tutto con Oxford o Sydney. Devo darmi tempo.
Ho avuto un paio di “appuntamenti” con un ragazzo molto simpatico, ma temo che le nostre aspettative siano diverse. Ho paura di dover imparare come si fa a friendzonare (sigh) una persona, e temo di non avere le capacità.
Ho iniziato un corso di francese (ci sta), uno di yoga (alternativa a pilates), e uno di ceramica. Ceramica! Prevedo mensole piene di tazze e ciotole sbilenche.
Ho “corso” una DJTen. Mi interessava la maglietta.
Ho riscoperto i piccoli piaceri dell’Italia: tasse, accise e balzelli per qualunque cosa, ritardi e scioperi, inciviltà. Provo profonda ammirazione per gli stranieri che vengono qui e devono navigare la burocrazia, e non  nascondo che mi mancano i bei tempi delle buste paga con 2 o 3 voci al massimo e delle volture gratuite.
Ho visto l’Italia che non si qualifica ai mondiali per la prima volta in 60 anni, cosa che sinceramente speravo di non vedere mai.

Penso spesso all’Australia, e mi manca. A volte chiudo gli occhi e posso ancora andare a piedi da casa mia a Maroubra, scendere la collina e intravedere i primi surfisti. Posso farlo, in realtà, anche ad occhi aperti. Anche ora. Vorrei avere la certezza di poterci tornare presto, e non ce l’ho.

Tra mezz’ora è il mio compleanno. Non ho grandi programmi, non sarà memorabile. Forse dovrei fare bilanci, ma se li facessi non sarei del tutto soddisfatta. E quindi non li faccio.

Pasticcini, prosecco, e al prossimo anno.
On air: Noel Gallagher’s High Flying Birds – Holy Mountain

Buoni propositi, nuovi inizi, vecchie storie

Trovo interessante la maniera tutta umana di scandire il tempo. Minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni. Gli animali, che per certi versi trovo molto più intelligenti e in gamba degli esseri umani, non hanno un concetto simile dello scorrere del tempo: certo, comprendono l’alternarsi del giorno e della notte, e ovviamente delle stagioni, ma il loro tempo scorre fluido.

“Time is irrelevant, it’s not linear” canta Bono in un suo pezzo.

Comprendo la necessita’ di scandire il tempo per i brevi periodi: la giornata o la settimana lavorativa, per esempio, ci aiutano ad organizzare le nostre attività, e la nostra vita nei suoi aspetti più pratici. Sono meno convinta invece dell’utilità dello scandire il tempo sui lunghi periodi, e per organizzare noi stessi nel profondo.
Mi spiego: per un’azienda, per esempio, e’ fondamentale stabilire periodicamente obiettivi – annuali o pluriennali – e pianificare di conseguenza le proprie attività. Periodicamente, se ne va a verificare il raggiungimento (o il progresso fatto per il loro raggiungimento) tramite l’analisi di risultati misurabili. Dobbiamo vendere 100 entro la fine dell’anno, abbiamo venduto 10 a fine gennaio, stiamo procedendo bene.

Come si fa a verificare un buon proposito per il nuovo anno? A meno che questo non sia, ad esempio, “allenarsi per una maratona”, “smettere di fumare entro il mese x”, “mangiare frutta tutti i giorni”?

Nel corso degli anni, ho sentito un sacco di buoni propositi talmente vaghi e qualunquisti da farmi chiedere perché chi li ha elaborati ci abbia perso del tempo.
Buoni propositi per il nuovo anno io non ne ho mai fatti. Forse quelli più verificabili (come gli esempi che ho portato sopra) possono avere un senso, ma quelli vaghi tipo “essere una persona migliore”, “essere felice”, “sorridere di più”… Ma veramente serve un nuovo anno per cambiare in questo senso? Se giungi al 31 dicembre con questo proposito in mente, vuol dire che hai avuto del tempo per pensarci. Devi aspettare capodanno per cominciare a muoverti?
Puoi fare il coglione per 12 mesi, te ne rendi ben conto e stabilisci che dall’anno nuovo basta, ma fino al 31 dicembre continui impunito e protetto dal tuo alibi “ah ma l’anno prossimo si cambia registro”.
Non sarebbe forse meglio se, giunti ad un certo punto della vita in cui ci rendiamo conto che qualcosa va aggiustato, lo facessimo indipendentemente dalla data? Si potrà cambiare anche il 4 febbraio, o il 28 aprile, o il 3 novembre?

[Per spunti interessanti su buoni propositi effettivamente realizzabili, rimando a questo articolo di Internazionale. L’ultimo proposito fa parte della categoria di quelli che mi infastidiscono. Ma con piacere affermo che sto già provando a comportarmi come suggerito, e non dal 1 gennaio. Non saprei dire quando ho cominciato, ma posso confermare che e’ molto appagante.]