Un titolo a scelta

Ero indecisa tra:

  1. Sono una brutta persona
  2. Diventare grandi NON è una figata
  3. La gente non ha quello che merita, ha quello che capita (sottotitolo: e nessuno di noi può farci niente)

Ma poi uno sviluppo degli ultimi giorni mi ha fatto capire che sarò pure una brutta persona, ma c’è di molto peggio di me. E quindi, optiamo per i titoli 2 e 3 (intercambiabili).

Diventare grandi per certi versi è una figata (cit. me stessa del post prima), ma per molti altri non lo è. I tuoi cari invecchiano, si ammalano, se ne vanno. Un episodio recentissimo e vicinissimo, oltre alla paura per la persona in questione mi ha provocato grande angoscia interiore: quando toccherà a me affrontare certe situazioni (penso che sia una questione di “quando” piuttosto che di “se”), sarò sola. E’ una situazione che mi sono creata volontariamente, del resto sono poco incline al compromesso e alle interazioni sociali in generale. Ma il pensiero c’è stato. Per me e chiunque affronti un percorso complicato e pieno di ostacoli senza nessuno a dare una mano. Poi magari non andrà così, e ci sarà qualche sorpresa. Ma io non sono nota per l’ottimismo.

C’è anche da dire che recenti esperienze mi hanno provocato altri tetri pensieri. Vorrei accanto un compagno per vivere nel sospetto che nel tempo libero si intrattenga con altre? Basta aprire Tinder per vedere quanti si comportino così (e diciamo che questo un po’ si ricollega al titolo 1, ma la vera brutta persona alla fine della fiera non sono io). Forse è vero anche al femminile, ma non ho modo di confermarlo. E se nell’arco di 14 giorni non si trova il tempo per un caffè – o meglio, per dirla più correttamente, il tempo per mandare un messaggio proponendo un caffè – ha senso investire anche solo un briciolo di energia in un’amicizia? Spoiler alert: no. Il capolinea è arrivato, si scende dal mezzo degli amici e si sale su quello dei semplici conoscenti. Questa è la vita, il tempo diminuisce e con lui le energie.

Temo di aver quasi esaurito le scorte di pazienza.