Ché alla fine sono due anni che non tocco il blog. E forse tu (che ormai sei il destinatario di queste “missive” lanciate nell’etere) vorrai sapere cos’ho combinato in questo lungo lasso di tempo in cui sono restata in silenzio.
Una cosa secondo me la sai. Perché una delle due persone più importanti della mia vita ti ha raggiunto, lì dove sei ormai da quasi 3 anni. Lui è partito un anno e mezzo fa, più o meno. Mi sembra ieri. L’anno scorso, più o meno in questo periodo, piangevo ogni giorno. Una specie di effetto “rinculo”, diciamo. Accade il fatto, ti ci trovi in mezzo, hai addosso l’adrenalina, le faccende da gestire, la burocrazia, e poi lo shock. Non ci credi. Poi, passati alcuni mesi, realizzi. Cazzo, non c’è più. Avevo ancora così tante cose da dirgli, tante cose che doveva insegnarmi. Mi sentivo – un po’ mi sento tutt’ora – una sempliciotta. Una che appena galleggia in questo mare di merda che è la vita, senza saper fare nulla. Dilettanti allo sbaraglio, diciamo. A volte temo che smetterò di pensarci ogni giorno. Non lo dimenticherò, vero?
Non voglio dilungarmi troppo su questo. Sai benissimo come ci si sente. Ti crolla il mondo addosso (tipo J.D. di Scrubs al primo impatto con la morte), ma tocca scavare in mezzo alle macerie perché chi resta al mondo deve continuare a vivere, ed io, effettivamente, vorrei continuare a farlo per un po’, se possibile. Anche tu avrai scoperto che, quando crolla il mondo, ci sono anche danni collaterali. Ti trovi di punto in bianco in un tornado, e magicamente scopri che le persone sulle quali avresti pensato di fare affidamento per un minimo di supporto morale, beh… non hanno tutto questo tempo da dedicarti. In effetti, preparare la valigia per le vacanze è una priorità non negoziabile. Pazienza. Il lato positivo è che si fa un po’ di pulizia, e per ogni persona che deve essere lasciata indietro (che poi, in realtà, sono che mi sono sentita lasciata indietro, ma son dettagli) ne scopri almeno un’altra che ti sorprende nella sua capacità di starti vicino. La mia amica del cuore dell’università – te la ricordi, l’hai conosciuta anche tu – si è fatta 200km di macchina con figlio piccolo al seguito perché non poteva non esserci di persona. La sento di rado, perché la vita è così. Ma quando conta davvero, lei c’è. E non solo lei. Davvero posso dire di aver avuto molto più supporto da gente che è stata solo di passaggio nella mia vita, o da gente che non vedo praticamente mai e sento con altrettanta frequenza. Lo stesso non posso dire per chi magari sentivo ogni giorno, e al momento del bisogno (il bisogno vero, non le cazzatelle) si è fatto di nebbia. E allora non mi sento poi tanto in colpa per aver diradato i contatti. Se parlo di niente quando ci vediamo – alla fine anche io sono capace di “small talk”. E’ una skill fondamentale al giorno d’oggi.
Ti ricordi il mio amico pisano di cui ti ho parlato l’altra volta? Finalmente ci siamo visti. Ci sentiamo ancora tutti i giorni o quasi. Non ci vediamo spessissimo, ma le giornate sono sempre belle. Conosce un sacco di cose e racconta sempre storie interessanti. Ti piacerebbe (anche perché un po’ ti somiglia).
Stavo per scrivere l’anno scorso, ma in verità sono ormai passati due anni da quando ho conosciuto una persona che mi ha fatto fare cose che mai avrei immaginato di fare. E’ uno spirito libero, ora non saprei nemmeno dirti dove sia – svolazza in giro per il globo e scrive libri. E’ stato una bellissima parentesi spensierata prima del crollo del mondo di cui sopra. Lui e il suo migliore amico, che ancora ogni tanto sento (perché è un po’ più stanziale). Mi ricordo quel pomeriggio di inizio primavera, bevendo vino nel giardino incolto, con quella luce che c’è solo qui. Ogni tanto ci rifletto e mi chiedo come ho potuto fare le cose che ho fatto, poi mi rendo conto che questi due personaggi sono sempre stati gentili e rispettosi nei miei confronti. Pensavo mi avrebbero archiviata immediatamente, e invece ancora oggi sono qui. Di rado, quando capita, ma ci sono.
“Una come te non si dimentica”, mi dice l’amico pisano. Ogni tanto qualcuno che mi fa salire l’autostima. E mi ricorda che non è che la gente faccia proprio tutta schifo, come mi piace credere. E, paradossalmente, sono a volte le “meteore” a darti gli aiuti più importanti.
Il mio amico milanese è ancora lì, sempre splendido e inarrivabile. Abbiamo qualche viaggio in programma, già non vedo l’ora. Anche se mi sgrida perché non sono capace di orientarmi e usare le mappe. Ma non è a questo che servono gli uomini? Io mi occupo delle prenotazioni, tu portami in giro!
Ho cambiato lavoro, sai? Sono sempre nello stesso posto, ma ho cambiato ruolo. Mi sono liberata dalla strega, e sono fuggita da un ufficio che ormai è un caos (come avevo ampiamente previsto). Sai, proprio giorni prima che il mondo crollasse del tutto mi è arrivata la più grande delusione lavorativa da quando sono qui. In quel periodo stavo accarezzando l’idea di cambiare ruolo (approfittando di un’opportunità che si era aperta), ma ero indecisa. I miei nuovi colleghi mi avevano incoraggiato ad unirmi a loro, ma io ero timorosa. Pensa quanto ero scema: avevo paura di lasciare le colleghe in difficoltà. E poi la mazzata. E allora andatevene affanculo, ho pensato (la strega e il suo entourage, non tanto le povere colleghe). E ho pensato bene.
Diventare grandi, per certi versi, è una figata. Smetti di farti problemi su questioncine come queste, perché ormai hai capito che i problemi veri sono altri. Se solo avessi avuto questa consapevolezza a 20 anni, quanti sbattimenti mi sarei risparmiata!
Questo è il riassunto degli ultimi due anni. Magari la prossima volta ti racconto altro che non sia una lista di eventi. Penso tanto, dovrei ricordarmi di scrivere ogni tanto.
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